Mobilità urbana in Italia: carenze infrastrutturali e soluzioni
19 aprile 2024
19 aprile 2024
Sviluppando la mobilità intermodale e strategie di mobility management è possibile migliorare l’efficienza della rete dei trasporti urbani
Il rapporto “Pendolaria”, pubblicato a marzo 2024 da Legambiente, scatta una fotografia critica dello stato attuale della mobilità italiana. Da Nord a Sud, le performance della mobilità urbana su ferro sono inferiori rispetto a quelle di altri paesi europei. Dal 2016 al 2023 sono stati installati solo 11 km d tramvie e 14,2km di metropolitane. Nel 2024 l’unico passo avanti per le linee metropolitane è stata l’apertura di un tratto della nuova linea M4 di Milano.
Nel complesso, le linee metropolitane italiane coprono un totale di 256 km contro i 680 km del Regno Unito, i 656km della Germania e 615 km della Spagna. Una situazione analoga si riscontra per le tramvie, in Italia ci sono 397 km totali, in Francia 875 km e in Germania ben 2.042 km. Anche per le linee ferroviarie suburbane la situazione non è differente, l’Italia è dotata di una rete totale di 740 km mentre sono 2.041 km in Germania, 1.817 km nel Regno Unito e 1.442 km in Spagna.
Questo deficit infrastrutturale porta moltissimi italiani che risiedono in città a prediligere l’utilizzo di auto private. Come riportato da Legambiente, infatti, anche il tasso di motorizzazione italiano è al di sopra di quello degli altri paesi europei con 666 auto ogni 1000 abitanti, il 30% in più rispetto a Francia, Germania e Spagna.
Le conseguenze di questo ritardo si ripercuotono sulla qualità dell’aria delle nostre città. La normativa vigente, indica una soglia di concentrazione giornaliera di PM10 (particolato) pari a 50 µg/mc, da non superare più di 35 volte nell’arco dell’anno. È sufficiente che una sola centralina superi il limite per rendere fuori norma l’intero territorio comunale. A febbraio 2024, il report “Mal’Aria di città 2024”, redatto secondo i dati raccolti nel 2023 sempre da Legambiente, rivelava come 18 città su 98 avessero superato i limiti giornalieri di PM10, con Frosinone in vetta alla classifica con 70 giorni di sforamento, seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia (62). Se gli obiettivi previsti per il 2030 dovessero entrare in vigore nell’immediato, il 69% delle città risulterebbe fuorilegge per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 50% per l’NO2 (biossido di azoto).
Alla luce di questo scenario, oltre alla necessità di investimenti per il miglioramento e l’ampliamento della rete infrastrutturale urbana, è indispensabile adottare strategie di mobilità intelligenti e applicabili in minor tempo.
Investire nella mobilità intermodale, avvalersi di figure come quella del mobility manager possono essere strategie essenziali per cominciare ad agire e garantire un futuro salubre alle nostre città.
Sebbene l’auto rimanga il mezzo di trasporto privilegiato, oggi è possibile avvalersi di un mix di soluzioni per gli spostamenti. Occorre però, fare in modo che queste soluzioni funzionino adeguatamente a si adattino agli spazi pubblici e al sistema di trasporto urbano esistente. In questo senso lo sviluppo della mobilità intermodale rappresenta una soluzione chiave per affrontare le carenze infrastrutturali nel trasporto urbano. Attraverso app e tecnologie dedicate è possibile capire e analizzare in anticipo i flussi e le esigenze di spostamento delle persone. Partendo da questi dati è possibile individuare diverse opzioni di trasporto, come il trasporto pubblico locale (autobus, tram, metropolitane), la mobilità individuale (biciclette, monopattini elettrici) e la mobilità attiva (a piedi). Questo permette ai viaggiatori di combinare diverse modalità in base alle loro esigenze. Bisogna quindi realizzare percorsi ciclabili in termini di domanda di mobilità e flussi, come si fa per le altre reti di trasporto, prevedendo percorsi anche lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, con protezioni e passaggi esclusivi. Inoltre, l’investimento in infrastrutture per la mobilità intermodale risulta essere non solo più efficiente, ma anche attuabile in tempi più brevi rispetto alla costruzione o ampliamento delle reti di trasporto urbane.
Secondo il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), mobilità sostenibile significa “dare alle persone la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vista l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro”. A fronte di quanto affermato dal WBCSD, le aziende possono valutare diverse strategie per supportate gli obiettivi di sostenibilità.
Il mobility management è una valida strategia per migliorare la mobilità urbana e renderla più sostenibile. Concentrandosi sulla gestione intelligente dei trasporti e sulla promozione di una mobilità aziendale più sostenibile, efficiente e responsabile, queste strategie favoriscono soluzioni che riducono l’uso delle auto private incoraggiando forme di mobilità alternative. Le aziende che scelgono di implementare questo tipo di strategie, avvalendosi di un mobility manager, possono contribuire a migliorare l’impatto della mobilità dei propri dipendenti sull’ambiente, la qualità di vita della comunità locale e l’equilibrio tra vita professionale e lavorativa. Attraverso la definizione di un Piano degli Spostamenti Casa - Lavoro (PSCL) è possibile, infatti, raccogliere e analizzare le informazioni che descrivono lo scenario di mobilità dell’azienda e lo stato dell’offerta di trasporto presente nel territorio interessato sulla base delle quali definire le esigenze dei dipendenti e proporre strategie alternative sostenibili all’utilizzo dell’auto per raggiungere la propria sede operativa e in seguito misurare le emissioni risparmiate.
Se da un lato è evidente la necessità di investimenti ingenti per colmare il divario infrastrutturale italiano con quello degli altri paesi europei, dall’altro lato occorre trovare strategie per rendere più sostenibili le nostre città e aziende in un futuro più a breve termine. L’inquinamento da polveri sottili nelle città italiane nel 2024 rappresenta una sfida significativa e le città italiane devono adottare misure urgenti per migliorare la qualità dell’aria. Investire nella mobilità intermodale, l’implementazione di zone a basse emissioni, avvalersi di figure come quella del mobility manager possono essere strategie essenziali per cominciare ad agire e garantire un futuro più pulito e salubre alle nostre città.
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