Direttiva CSRD: cos'è e perché è importante
28 maggio 2024
28 maggio 2024
Le nuove regole europee per i bilanci di sostenibilità
La direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) nasce per rafforzare le norme esistenti sulla rendicontazione non finanziaria delle imprese che operano nell’Unione Europea, puntando, tra l’altro, a contrastare il rischio di greenwashing e a rendere questo tipo di rendicontazione non un’operazione di immagine ma un’opportunità di evoluzione della governance e dei processi operativi.
Questo intervento legislativo nasce nell’ambito del Green Deal Europeo, l’ambizioso piano di trasformazione dell’economia europea per un futuro sostenibile, sorretto da tre obiettivi principali:
In particolare, l’UE ha individuato nella leva finanziaria la chiave fondamentale per raggiungere gli obiettivi 2030-2050, come è evidente dalla Road Map sulla finanza sostenibile, che trova nella CSRD la risposta ai propri obiettivi di trasparenza.
La CSRD supera e amplia la direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive) che nel 2017 aveva introdotto l’obbligo per le grandi imprese di interesse pubblico di rendicontare impatti sociali, ambientali e di governance.
Approvata dalla Commissione Europea a novembre 2022, la CSRD è entrata in vigore il 5 gennaio 2023 e, come previsto per le Direttive europea, gli Stati membri dovranno recepirla entro il 6 luglio 2024. Nel nostro Paese, Il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha avviato una consultazione pubblica per recepire la direttiva tra febbraio e marzo di quest’anno ed ha elaborato un primo schema di recepimento.
L’intervento dei legislatori nazionali comporterà certamente alcune novità e indicazioni sull’applicazione della direttiva, che, tuttavia manterrà la sua struttura e i suoi obiettivi principali.
Possiamo riassumere le principali novità introdotte dalla CSRD, nei seguenti punti:
Gli standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standards) sono stati adottati ufficialmente con l’atto delegato della Commissione Europea del 31 luglio 2023. Gli standard, frutto di un processo di consultazione pubblica, sono stati prodotti da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), un’organizzazione fondata nel 2001 e promossa dalla Commissione Europea con l’obiettivo di fornire consigli tecnici sulla rendicontazione finanziaria e di sostenibilità. EFRAG è anche stata incaricata di sviluppare la tassonomia digitale in XBRL per la predisposizione del bilancio di sostenibilità secondo gli standard ESRS, che sarà correlata al Regolamento Tassonomia (v. paragrafo successivo).
Il Regolamento UE 2020/852 detto Regolamento Tassonomia, introduce un sistema di classificazione uniforme delle attività che possono essere definite sostenibili. Figli dello stesso Green Deal, il Regolamento Tassonomia e la CSRD sono collegati.
Infatti, l’articolo 8 del Regolamento prevede che le imprese soggette alla NFRD (Non Financial Reporting Directive) e successivamente alla CSRD, pubblichino informazioni sull’allineamento delle loro attività alla tassonomia europea. Le informazioni che dovranno essere inserite nel Report di Sostenibilità saranno: quota di fatturato proveniente da prodotti o servizi associati ad attività allineate alla tassonomia; quota di spese in conto capitale (Capex) e di spese operative (Opex) relative ad attività allineate alla tassonomia.
La direttiva CSRD avrà delle conseguenze significative per le aziende italiane, in quanto aumenterà il numero e il livello di dettaglio delle informazioni non finanziarie da comunicare. Secondo una stima della Commissione Europea, circa 4.000 imprese italiane saranno soggette alla direttiva CSRD, contro le circa 600 che erano toccate dalla direttiva NFRD. Le aziende italiane dovranno adeguarsi agli standard di rendicontazione di sostenibilità armonizzati, che copriranno sei aree tematiche: ambiente, società, governance, diritti umani, anticorruzione e diversità. Le informazioni non finanziarie dovranno essere verificate da un revisore esterno e pubblicate insieme al bilancio annuale. Le aziende italiane dovranno anche fornire i loro dati in formato elettronico, per facilitarne la consultazione e l'analisi da parte delle parti interessate.
La Direttiva prevede un’estensione dell’obbligatorietà graduale, secondo le caratteristiche e le dimensioni delle imprese, in particolare:
In merito all’ultimo punto, le imprese extra-UE sono obbligate a redigere il report di sostenibilità soltanto se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
Se vi interessa sapere se la CSRD si applica alla vostra azienda e come farlo, CONTATTATECI.