Contrastare il consumo del suolo con interventi di rigenerazione urbana
02 gennaio 2024
02 gennaio 2024
Tramite soluzioni basate sulla natura e il recupero dell’esistente è possibile ridurre lo sfruttamento del suolo e allinearsi agli obiettivi dell’UE
Di Stella Masciotta e Marco Lassini
Il consumo del suolo continua a trasformare il territorio nazionale. È quello che emerge dall’ultima edizione del Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato annualmente dall’Ispra a partire dal 2013 e che, per la sua decima edizione, viene coordinato direttamente da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente).
Sebbene negli ultimi anni la popolazione italiana abbia subito un calo consistente, con una riduzione del 3% nel 2022 rispetto all'anno precedente, nello stesso anno, il SNPA ha registrato un incremento netto sorprendente del consumo di suolo dello 0,33% rispetto al 2021. Questo contrasto è in parte influenzato dalla continua migrazione della popolazione dalle aree rurali a quelle urbane: nel 2022, il 36,2% della popolazione italiana, circa 21 milioni di persone, ha scelto di risiedere nei centri urbani.
Il rapporto tra uso del suolo, crescita demografica e urbanizzazione non è quindi diretto, ma si assiste ad un aumento delle superfici artificiali anche a fronte di una diminuzione della popolazione residente.
A livello nazionale, la copertura artificiale del suolo è stimata a 21.514 km2, pari al 7,14% del territorio nazionale. Nell'ultimo anno, il consumo del suolo è arrivato ad una velocità di 2,4 m2 al secondo, aumentando così di all’incirca 77 km2 rispetto al 2021 raggiungendo ritmi che, in Italia, non si vedevano più da 10 anni.
Perché è importante contrastare il consumo di suolo incontrollato? Il suolo è una delle risorse primarie del pianeta, la base di tutta la vita terrestre, l'interfaccia tra terra, aria e acqua. È un sistema essenziale, complesso e multifunzionale che, se correttamente gestito e conservato, garantisce numerosi servizi ecosistemici, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, la sicurezza idrica, la biodiversità, la qualità ambientale, il ciclo del carbonio e dei nutrienti e lo smaltimento dei rifiuti. La perdita del suolo o un cambiamento delle sue funzioni naturali, spesso dovuto a dinamiche insediative e infrastrutturali, comporta di conseguenza la modifica dei servizi che è in grado di offrire con potenziali ripercussioni anche economiche, dirette o indirette. L’ultimo Rapporto sul Consumo del Suolo dell’ISPRA, ha stimato infatti che nel 2022, in Italia, il costo medio totale della perdita di servizi ecosistemici, legato al cambiamento dell’uso del suolo, è stato di 1 miliardo euro (SNPA, 2023), con la produzione agricola come servizio più colpito.
In aggiunta, l’urbanizzazione incontrollata e poco attenta ai consumi del suolo provoca forti aumenti dei consumi di energia e riscaldamento, disturbo acustico, inquinamento dell’aria e delle acque, produzione di rifiuti, innalzamento delle temperature e una diminuzione della salute e del benessere generale, con effetti diretti non solo nei centri abitati ma anche nelle aree limitrofe.
L’aumento dell’inquinamento chimico, acustico e lumisono influenza infatti tutta la biodiversità locale comportando la riduzione e la frammentazione degli habitat naturali e l’insorgenza di barriere che ostacolano o impediscono la connettività ecologica e il movimento degli organismi.
Questo significa in parallelo che le aree fortemente urbanizzate, in combinazione con eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, diventano luoghi meno confortevoli per vivere, mancando proprio del supporto di quei servizi ecosistemici generati dal suolo e dalla natura.
Secondo i dati del rapporto “Caring for soil is caring for life” della Commissione Europea, a livello europeo, circa il 60-70% dei suoli è soggetto a gravi processi di degrado, associati a costi che superano i 50 miliardi di euro all'anno. Le principali cause del degrado del suolo sono riconducibili a un eccessivo sfruttamento del suolo, alle emissioni di sostanze inquinanti, all'inquinamento, alla perdita di biodiversità, alla salinizzazione, e all'impermeabilizzazione del suolo.
Per minimizzare i rischi, il 17 novembre 2021 è stata adottata la strategia dell’UE sul suolo per il 2030, la quale si pone come obbiettivo principale l’azzeramento del consumo netto di suolo entro il 2050 e il raggiungimento di un buono stato di salute dei suoli tramite azioni concrete da attuare entro il 2030. Promuovendo il raggiungimento di questi obiettivi la strategia europea si allinea inoltre all’Obiettivo Globale Nature Positive, all’obbietivo di recupero della biodiversità entro il 2030 e alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici.
A luglio del 2023 è stata inoltre presentata alla Commissione Europea la nuova proposta di legge “Soil Monitoring and Resilience Law” con la quale l’UE si pone l’obbiettivo finale di sanificare tutti i suoli entro il 2050. A tal fine la legge fornisce una definizione armonizzata di salute del suolo, istituisce un quadro di monitoraggio completo e coerente per tutti i terreni dell’UE, e stabilisce norme sulla gestione sostenibile del suolo e sulla bonifica dei siti contaminati. Gli Stati membri dovranno monitorare e valutare lo stato di salute di tutti i suoli nel loro territorio, dovranno definire pratiche positive e negative di gestione del suolo, applicare pratiche di management sostenibile per assicurare la capacità dei suoli di distribuire i servizi ecosistemici, affrontare i rischi per la salute e l’ambiente dovuti alla contaminazione del suolo secondo il principio “chi inquina paga”, e attuare misure di rigenerazione per riportare i suoli degradati a una condizioni di salute.
Come abbiamo visto, il modo in cui attualmente utilizziamo il suolo impatta profondamente la nostra salute e quella del nostro pianeta. Per allinearci agli obiettivi globali e alle prossime normative europee è fondamentale passare ad un uso sostenibile del suolo. Tramite interventi di rigenerazione urbana, l’implementazione di Soluzioni basate sulla Natura (Nature based Solutions, NbS) e il riuso dell’esistente è possibile invertire il trend in atto e ristabilire un corretto utilizzo del suolo.
Per allinearci agli obiettivi globali e alle prossime normative europee è fondamentale passare ad un uso sostenibile del suolo.
Gli interventi di rigenerazione urbana sono un’opportunità per riorganizzare l’assetto urbano, recuperare spazi verdi e risanare l’ambiente urbano tramite lo sviluppo di infrastrutture ecologiche. Il fine di tali azioni è il miglioramento della dotazione dei servizi primari e secondari, l’incremento della efficienza energetica, il miglioramento della gestione delle acque e l’innalzamento del potenziale ecologico ambientale.
Attraverso il recupero dell’esistente è possibile riqualificare e valorizzare aree già edificate, dismesse, o sottoutilizzate, permettendo non solo l’azzeramento del consumo netto di suolo ma anche la conservazione delle risorse dal carattere storico e culturale delle aree urbane soggette ai processi di rigenerazione urbana.
In tal senso le Nature Based Solutions e il riuso dell’esistente svolgono un ruolo fondamentale nei processi di rigenerazione urbana e rappresentano, insieme ad essi, una strategia integrata per la riqualificazione e la trasformazione delle aree urbane, in modo da rendere queste ultime più sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e ai rischi naturali, efficienti dal punto di vista energetico, vivibili, e in grado di garantire una migliore qualità della vita.
In particolare, le NbS riconoscono e incorporano gli elementi naturali nei contesti urbani, come giardini, parchi, infrastrutture verdi e attività di agricoltura urbana, i quali non solo contribuiscono all’arresto del consumo del suolo ma promuovono anche la biodiviersità urbana e mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici.