Rigenerazione urbana: un’opportunità per rendere le nostre città più sostenibili (Parte 2)
28 settembre 2021
28 settembre 2021
Applichiamo ai nostri progetti soluzioni innovative volte a raggiungere l’obiettivo di armonia tra ambiente costruito e ambiente naturale.
Le linee guida internazionali per la sostenibilità, declinate negli SDGs (Sustainable Developement Goals) e recepite a livello europeo con l’EU Green Deal e il Paris Agreement e a livello locale con il Piano Aria-Clima del comune di Milano, sono diventate ormai un punto di riferimento imprescindibile nei progetti di trasformazione delle città poiché in questo tipo di interventi trovano applicazione molti dei postulati espressi.
Dall’interpretazione di queste linee guida è derivato il termine carbon neutral che indica l’azzeramento del bilancio delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera in un intervallo temporale stabilito.
Nella stesura del progetto Green Between sono state adottate e perfezionate, mutuandole, strategie di mitigazione delle emissioni derivanti dal progetto Innesto, vincitore della precedente edizione di Reinventing Cities. A sua volta Green Between è stato il volano di ulteriore sviluppo di tali strategie per il progetto Aria.
Le soluzioni per perseguire l’obiettivo della neutralità emissiva sono molteplici e sono necessariamente sito-specifiche perché è necessario sfruttare i punti di forza, la peculiarità e la vocazione di un progetto per massimizzare il rendimento di una specifica soluzione.
Un progetto a maggior vocazione naturale, ad esempio, potrà garantire una percentuale di sequestro maggiore rispetto a uno in cui la superficie costruita sia preponderante.
Ad una maggiore dimensione dell’area di intervento corrisponde una maggiore flessibilità nelle soluzioni adottate ma la sola dimensione non è sufficiente a garantire il passaggio da carbon neutral a carbon negative.
Quello che fa la differenza è il superamento dei confini fisici e metafisici del sistema: l’estensione delle strategie al quartiere e all’intera città (la CER di cui è parlato in precedenza), il coinvolgimento della comunità nell’applicazione di meccanismi virtuosi di utilizzo e di consapevolezza delle risorse anche mediante strategie di engagement racchiuse in una app-mobile dedicata, a disposizione di tutti i fruitori del sito, grazie alla quale è possibile una ottimizzazione delle risorse utilizzate, l’applicazione di una strategia di mobilità non solo di quartiere bensì cittadina, poiché sviluppata in applicazione ed estensione delle direttive del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) del comune di Milano. Nel progetto Green Between, in particolare, l’applicazione di innovative metodologie di stakeholder engagement ideate da Stantec nel format D.Game, ha permesso di stabilire un dialogo attivo con gli abitanti del quartiere, a partire dagli studenti delle scuole di Crescenzago, i veri fruitori finali e conoscitori delle esigenze del luogo.
In conclusione, affinché un progetto possa assurgere al titolo di carbon negative deve essere oltreché virtuoso anche estensivo ed inclusivo, autosufficiente ma non autoreferenziale, deve fare della condivisione il suo punto di forza e deve diventare una parte interconnessa al tessuto in cui è inserito.
La commistione tra l’ambito ecologico e quello urbanizzato è di fondamentale importanza per la preservazione degli habitat e la tutela delle biodiversità floristiche e faunistiche e ne è prova l’attenzione dimostrata dagli strumenti urbanistici alla costruzione di un reticolo ecologico che metta in comunicazione tutte le aree verdi inserite nel tessuto urbano con il contesto naturale circostante. Pur essendo criteri applicati e applicabili, con specifica attenzione, a tutti i contesti urbani, in città come Milano risultano particolarmente efficaci grazie alle connotazioni climatiche caratteristiche del contesto pianeggiante a carattere continentale-moderato su cui sorge la città, alla densità di zone agricole e boschive presenti nell’immediata prossimità del perimetro urbano, alla ricchezza di sistemi d’acqua superficiali presenti e alla diffusione, in tutto il territorio urbano, di parchi, giardini e aree verdi di varie dimensioni.
Qualunque opera costruita dall’uomo ha il dovere di rispettare, tra il resto, le infrastrutture verdi esistenti e, dove possibile, potenziarle; negli interventi di rigenerazione urbana, tramite i quali vengono recuperati e riqualificati gli spazi urbani, tale dovere dovrebbe essere ancora più determinante per le scelte progettuali.
Gli strumenti urbanistici forniscono informazioni utili alla definizione degli elementi costituenti il progetto ma è fondamentale che siano affiancati da studi specifici del contesto ecologico di interesse, delle specie animali e vegetali svantaggiate dalla crescente urbanizzazione e dalla frammentazione del territorio e dei loro comportamenti affinché possano essere adottate soluzioni che siano in armonia con gli habitat da tutelare.
Il PGT e gli altri strumenti di pianificazione territoriale indicano quali siano i percorsi verdi da tutelare e quali siano da realizzare per la connessione delle aree verdi esistenti, definisce la morfologia generica di queste connessioni ma non scende nel dettaglio dei singoli casi, pertanto non vengono definite le essenze da piantumare e, conseguentemente, la loro densità né quale sia il modo più opportuno per il trattamento della superficie a terra.
Così come a scala urbana la frammentazione delle aree verdi mette in crisi il sistema ecologico al punto da ritenere necessaria la realizzazione dei corridoi di connessione delle stesse, anche all’interno del lotto di progetto oggetto di rigenerazione è di aiuto che il verde sia concentrato, così da ricreare una variazione tipologica tra i diversi sotto-ambiti volta ad imitare i processi naturali di diffusione e distribuzione delle aree vegetate. Una stratigrafia insediativa di questo tipo è necessaria per la creazione e lo sviluppo di singoli habitat che consentano la tutela delle biodiversità locali.
Una volta stabilita dimensione e posizione delle aree verdi di progetto è necessario che le stesse vengano trattate tenendo in considerazione le specie animali e vegetali che si desidera interagiscano con l’area di intervento: potrebbe rivelarsi necessaria, ad esempio, la realizzazione di corsi d’acqua superficiali statici (laghetti, stagni, anche stagionali) oppure dinamici (piccoli corsi d’acqua, sfruttando le risorse acquifere presenti nel terreno o recuperando alvei e infrastrutture blu esistenti), la creazione di aree a vegetazione più fitta e ombreggiata ad altezza di chioma costante oppure più diradate e con altezze variabili, come a voler imitare tipologie boschive naturali.
In conclusione, la vera innovazione negli interventi di rigenerazione urbana, dal punto di vista della tutela della rete ecologica, consiste nel tendere quanto più possibile a ricreare nel contesto urbanizzato le condizioni naturali tipiche delle aree extraurbane di riferimento così da restituire, per quanto possibile e nei limiti delle necessità di insediamento, quello che era stato sottratto in precedenza dall’uomo durante il processo di urbanizzazione.
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Nota: Stantec fa parte dei tre team, guidati da REDO SGR, che hanno vinto il concorso internazionale di rigenerazione urbana Reinventing Cities, con le proposte progettuali che rigenereranno tre aree di Milano: