Lo stato delle bonifiche in Italia: a che punto siamo?
14 aprile 2021
14 aprile 2021
Una riflessione di Maurizio Beretta, Project Technical Leader ed esperto di bonifiche di Stantec
Pur lavorando da tanti anni nel mondo delle bonifiche di siti contaminati, spesso ci troviamo a chiederci: a che punto sono le bonifiche in Italia? In quanti casi si arriva davvero alla fine dei procedimenti e si riporta un sito alle condizioni ante inquinamento?
È spesso molto difficile trovare dati aggregati sulla base dei quali fare valutazioni. Verrebbe da pensare immediatamente alle Anagrafi dei Siti contaminati, che dovrebbero essere state istituite a cura delle regioni (in realtà non tutte l’hanno fatto, ma hanno solo dei semplici database), ma spesso non si può avere accesso a questi dati, se non nei casi di qualche seminario o conferenza dove vengono presentati.
Nel marzo 2021, SNPA ha pubblicato lo studio “Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali”, che per la prima volta riassume, regione per regione, i dati relativi alle bonifiche in Italia. Un aspetto fondamentale della pubblicazione è relativo alla data di aggiornamento delle informazioni (il 31/12/2019), che permette di avere una “fotografia” quanto mai aggiornata sull’argomento.
Lo studio riguarda i siti di bonifica regionali e comunali, ma non si occupa dei Siti di Interesse Nazionale. Come è immaginabile, è stato raccolto un grande numero di informazioni, in forma eterogena. È stato pertanto effettuato a cura degli autori un lavoro di sistematizzazione che ha permesso di rendere i dati confrontabili.
Il primo dato interessante è relativo al numero di siti oggetto di procedimento di bonifica registrati nelle banche dati o nelle anagrafi regionali/provinciali: 34.479 (di cui 16.265 con procedimento attivo e 17.862 con procedimento concluso e una minima parte su cui non ci sono informazioni). In testa alla classifica si colloca la Lombardia, con oltre 10.000 procedimenti (con circa 7.500 già conclusi), seguita da Toscana (oltre 4.300), Campania (circa 3.700) e Veneto (circa 2.900). La superficie dei siti in anagrafe è pari a 75.277 ettari (quanto il comune di Grosseto, al 10° posto in Italia per superficie).
Purtroppo, tra i procedimenti in corso, il 56% risulta ancora allo stato della “notifica” e cioè alla fase di avviamento della procedura, mentre i siti dove è in corso la bonifica sono pari al 20%. All’interno del numero di siti in notifica si rileva la situazione virtuosa del Veneto (dove i casi sono solo il 16%), mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla Sicilia, dove i siti in notifica sono il 95% del totale dei siti censiti. Colpisce che il 3% di tutti i siti in “notifica” presenti una procedura avviata ai sensi del DM 471/99, normativa sostituita (ormai da 15 anni) dal D.Lgs. 152/2006, attualmente vigente. Per questi ultimi siti si deve dedurre che l’iter di bonifica è rimasto arenato alle fasi iniziali.
Relativamente ai procedimenti conclusi, a fronte di 17.862 procedimenti in totale in Italia, la Lombardia risulta nuovamente in testa alla classifica con circa 7.500 casi, seguita da Toscana (circa 2.500), Veneto (circa 1.300) e Friuli Venezia-Giulia (circa 1.000). L’aspetto interessante risulta, tuttavia, la modalità di chiusura: infatti, nel 52% dei casi, il procedimento è stato chiuso alla fase delle indagini preliminari, quindi nelle fasi iniziali dell’iter, denotando il fatto che, effettivamente, la contaminazione non sussisteva (considerando i procedimenti chiusi a seguito di caratterizzazione o Analisi di Rischio, la percentuale si alza al 68%). Solo nel 29% dei procedimenti conclusi è stato necessario attivare un procedimento di bonifica o messa in sicurezza.
Pertanto, lo studio mette in luce che, all’incirca, solo per un terzo dei procedimenti è stato necessario effettuare un intervento di bonifica mentre nei due terzi dei casi l’iter si è concluso prima. In termini di superficie di suolo, tra le aree restituite agli usi a seguito della conclusione dei procedimenti, quasi quattro ettari su cinque sono stati restituiti senza necessità di alcun intervento di bonifica.
I siti con intervento di bonifica concluso in Italia risultano 5.222, ed esattamente la metà di questi è collocato in Lombardia. Dallo studio emerge, infatti, che il comune italiano con più procedimenti di bonifica in corso (ma anche conclusi) è Milano.
Lo studio contiene anche schede dedicate per ogni regione, dove i dati sono esposti puntualmente, con un dettaglio che arriva anche al livello comunale. Un’informazione che mi sarei aspettato di trovare nello studio (ma che non viene riportata) è il tipo di intervento attuato, se di bonifica (mediante raggiungimento dei valori di CSC o CSR) oppure di messa in sicurezza (sia essa MISO o MISP): sarebbe stato interessante capire verso quale “qualità” di intervento si rivolgono i soggetti obbligati.
SNPA nelle conclusioni della pubblicazione, trattandosi del primo studio di tale portata in Italia, individua i limiti dello studio e i relativi margini di miglioramento, relativi prevalentemente all’acquisizione di ulteriori e più dettagliate informazioni che si propone di raccogliere per le successive pubblicazioni, quali, ad esempio, i dati relativi ai SIN, alla tipologia dei contaminanti, alle tecnologie di bonifica applicate e ai relativi costi e tempi di raggiungimento degli obiettivi di bonifica.
Bisogna pertanto concludere che le bonifiche in Italia si fanno; conformemente al fatto che nel nord Italia le regioni risultano più densamente abitate e di conseguenza urbanizzate ed industrializzate il numero più alto di procedimenti spetta alla Lombardia. È interessante leggere che, molto spesso, le bonifiche non partono nemmeno, ma si risolvono alla prima fase, quella delle indagini preliminari.
Aspettiamo gli studi pubblicati nei prossimi anni, così da fare qualche valutazione specifica sulla tipologia di contaminanti rilevati e di tecnologie applicate agli interventi di bonifica effettivamente eseguiti.