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Petroliera iraniana affondata nel Mar Cinese: come affrontare la bonifica

16 gennaio 2018

Disastro ambientale in Cinale: le osservazioni dei nostri esperti

Apochi giorni dall’affondamento della petroliera iraniana al largo del Mar Cinese Orientale, si cercano ancora i dispersi e si teme per l’ambiente, mentre la grande macchia di idrocarburi si espande. “I danneggiamenti dovuti all’incidente, l’incendio e la natura stessa del carico (136mila tonnellate di condensato ultraleggero diretto in Corea del Sud) costituiscono una concomitanza di condizioni che impone allerta”, ha affermato Emanuela Sturniolo, amministratore delegato di Stantec, geologo e project manager della bonifica della petroliera Haven al largo della costa ligure, conclusasi nel 2008.

Infatti, il petrolio fuoriuscito è un condensato ultraleggero, che, a causa delle sue caratteristiche chimico-fisiche, presenta un comportamento diverso dal “solito” greggio e per questo richiede una gestione particolarmente attenta, ha spiegato Donato Lucadamo, geologo e Senior Project Technical Leader di Stantec, esperto di bonifiche ambientali e contaminazioni da idrocarburi.

Il condensato e le sostanze idrocarburiche: cosa succede una volta sversati in mare?

Nello specifico questo prodotto presenta le seguenti caratteristiche:

  • una bassa densità relativa (ossia, galleggia facilmente sull’acqua);
  • un’alta pressione di vapore (ossia, possiede una forte tendenza a evaporare);
  • una bassa viscosità (ossia, ha una forte capacità di fluire);
  • un basso “punto di scorrimento”, che corrisponde alla temperatura al di sotto della quale il prodotto non fluisce più; questa proprietà permette al prodotto di fluire anche in condizioni ambientali rigide.

Queste caratteristiche influenzano fortemente il destino che il prodotto subisce nell’ambiente marino; tutte le sostanze idrocarburiche, infatti, sono soggette a fenomeni degradativi, tra cui:

  • diffusione sulla superficie del mare: in generale, grossi volumi di prodotto a bassa viscosità si distribuiranno su un’area più ampia;
  • evaporazione: i composti molto volatili tenderanno ad evaporare, da un lato riducendo significativamente la massa di prodotto in galleggiamento dall’altro lasciando dietro di sé i residui a più alta densità e viscosità;
  • dispersione: le onde e le turbolenze sulla superficie del mare causano la rottura del film idrocarburico in gocce di varie dimensioni, che restano in sospensione nella colonna d’acqua; questo fenomeno è particolarmente efficace su prodotti a bassa viscosità, soprattutto in presenza di onde, favorendo l’azione di altri processi come la biodegradazione e/o la dissoluzione;
  • emulsificazione: il prodotto sversato “assorbe” acqua marina, formando un’emulsione, che, in base alle caratteristiche del prodotto, può restare stabile per tempi anche molto lunghi;
  • dissoluzione: è poco efficace sugli idrocarburi in generale, in quanto le frazioni idrocarburiche più pesanti sono sostanzialmente insolubili, mentre quelle più leggere, pur essendo almeno parzialmente solubili, evaporano con un tasso molto superiore alla dissoluzione;
  • foto-ossidazione: gli idrocarburi, sotto la luce del sole, possono reagire con l’ossigeno, cambiando composizione; tuttavia, anche questo processo ha uno scarso effetto sulla riduzione della massa;
  • sedimentazione: le gocce di idrocarburi possono interagire con le particelle di sedimento, diventando abbastanza pesanti da “affondare” sul fondo marino;
  • biodegradazione: nelle acque marine esistono molti tipi di microorganismi capaci di metabolizzare composti idrocarburici, fino a produrre biossido di carbonio e acqua; tuttavia, la loro azione ha una velocità molto variabile, che la rende sostanzialmente un meccanismo efficace a lungo termine.

Bisogna comunque tener presente che il prodotto sversato è in continua evoluzione nelle sue caratteristiche chimico-fisiche e risulta quindi necessario pianificare un’attenta osservazione e valutazione delle stesse, monitorandone il cambiamento nel tempo.

Possibili azioni preliminari nel caso della petroliera iraniana

Le azioni preliminari da intraprendere in casi come questo, al fine di definire la corretta strategia di intervento, sono:

  • valutazione della quantità di condensato fuoriuscito e determinazione delle sue caratteristiche chimico-fisiche, che, insieme al modello di diffusione/trasporto (vento, correnti, distanza dalla costa, ecc.), possono permettere di definire la migliore strategia di rimozione/contenimento;
  • valutazione della quantità di condensato eventualmente rimasto all’interno della nave e di carburante della nave stessa, al fine di predisporre interventi di bonifica sul relitto;
  • valutazione di impatto ambientale, al fine di definire le conseguenze della fuoriuscita sull’ambiente (in particolare, sulla fauna) e pianificare una efficace strategia di mitigazione/intervento.

Le principali tecniche di intervento sul prodotto sversato

In generale, quindi, le tecniche di intervento sul prodotto sversato possono essere raggruppate in tre categorie:

  • Contenimento meccanico o recupero, che viene generalmente applicato attraverso l’utilizzo di barriere, skimmer (una specie di pompa, che riesce a rimuovere solo l’idrocarburo in galleggiamento sull’acqua), materiali assorbenti naturali o sintetici;
  • Metodi chimici o biologici come agenti disperdenti o gelificanti;
  • Metodi fisici come pulizia con materiali assorbenti, lavaggi ad alta pressione, rastrellamenti e scavi.

Una valutazione a parte, meriterà, in un secondo momento la strategia di intervento per la successiva rimozione del prodotto rimasto all’interno della nave e per la bonifica del relitto. Per maggiori informazioni: donato.lucadamo@stantec.com.

Stantec e la divisione “Emergency Response”

La divisione “Emergency Response” di Stantec è specializzata nell’offrire supporto tecnico in caso di incidenti ed emergenze nel settore petrolifero, occupandosi principalmente della gestione del prodotto fuoriuscito e della valutazione dell’impatto ambientale. È intervenuta nella gestione di alcuni dei principali disastri ambientali degli ultimi anni, ad esempio l’incidente della petroliera Haven al largo della Liguria e quello della piattaforma di perforazione Deepwater Horizon che riversò milioni di barili di greggio nel Golfo del Messico nel 2010.

La petroliera Haven

La superpetroliera Haven, della portata di oltre 200mila tonnellate, naufragò nel 1991 al largo di Arenzano a seguito di un grande incendio scoppiato a bordo che causò la combustione del greggio trasportato e lo sversamento di migliaia di tonnellate di petrolio nel mare. Il relitto affondò ad una distanza dalla costa di circa 1,5 miglia (2,7 km circa), adagiandosi (tuttora) su fondali intorno agli 80 metri. Stantec fu incaricata dal Ministero della Marina Mercantile di realizzare i primi interventi per la messa in sicurezza e la bonifica del relitto, occupandosi successivamente del piano della caratterizzazione, caratterizzazione del relitto, progetto preliminare e progetto definitivo di bonifica. Dopo aver sviluppato i livelli di approfondimento tecnico necessari per la realizzazione dell’intervento di bonifica, Stantec fu incaricata dalla Regione Liguria di effettuare la sorveglianza e il controllo dei lavori, attività che comportavano la presenza giornaliera e costante sul cantiere di almeno un membro dell’ufficio di sorveglianza e controllo per tutte le 24 ore. I lavori di bonifica si sono conclusi nel 2008.

L’incidente della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico

La piattaforma di perforazione Deepwater Horizon, gestita dalla BP, venne coinvolta in un incidente gravissimo nel 2010 quando, durante le operazioni di scavo di un nuovo pozzo in profondità, si verificò un’esplosione e la conseguente fuoriuscita di milioni di barili greggio dal fondale marino, che contaminarono l’ecosistema costiero circostante. Il team di ecologia e risanamento ambientale di Stantec partecipò al progetto di rimozione dello sversamento e di risanamento ambientale, verificando e vigilando che gli interventi rispettassero la normativa e fossero espletati con il minore impatto possibile sul patrimonio naturale e culturale circostante.

L’incidente di Refugio State Beach in California

Nel 2015, la condotta di un oleodotto situato a nord del parco Refugio State Beach in California, si ruppe e causò lo sversamento di oltre 400mila litri di greggio nell’Oceano Pacifico e lungo le spiagge circostanti. Stantec fu incaricata dell’attività di raccolta dati per il Natural Resource Damage Assessment (NRDA), un programma che prevede la valutazione dei danni a carico delle risorse naturali e socio-economiche e nel fornire assistenza per stabilire un programma di recupero ambientale in collaborazione con l’Ente regolatore. Stantec ha anche monitorato le attività di bonifica del suolo coinvolto nello sversamento e di pulizia delle spiagge e della scogliera retrostante.

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