Pacchetto Omnibus: la nuova strada normativa dell’UE per la sostenibilità
26 maggio 2025
26 maggio 2025
Dal reporting di sostenibilità alla tassonomia, l’UE mira a semplificare le regole per le aziende
Il 26 febbraio 2025, la Commissione Europea ha presentato il primo “Pacchetto Omnibus” (la Commissione Europea sta lavorando anche su altri due “pacchetti Omnibus”: il secondo riguarda l’efficientamento del programma di investimento INVESTEU e il terzo è relativo alla semplificazione della Politica Agricola Comune (PAC)) dedicato alla semplificazione delle normative UE in materia di sostenibilità. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre del 25% gli oneri informativi per le imprese e tagliare dell’80% il numero di aziende obbligate a rendicontare dati ambientali, sociali e di governance (ESG).
Il pacchetto Omnibus rientra nella “Strategia per la Competitività”, lanciata a gennaio 2025, che mira a bilanciare gli obiettivi climatici dell’UE con la necessità di sostenere le imprese.
Il pacchetto Omnibus si articola su due proposte con tempistiche differenziate: la “Stop-the-Clock Proposal”, incentrata sul posticipare alcune scadenze a cui sono tenute le aziende e la “Sustainability Reporting Simplification Proposal”, focalizzata sullo snellimento degli obblighi di rendicontazione. Per la prima è stata richiesta una procedura d’emergenza anticipando la votazione allo scorso 1° aprile, mentre la seconda prevede un iter di approvazione ordinaria. La votazione del 1° aprile ha ricevuto parere favorevole da parte del Parlamento e ciò ha formalmente messo in stand by le normative UE in materia di sostenibilità, che in questi ultimi anni avevano già portato molte aziende a lavorare per adeguarsi. La votazione relativa alla proposta sulla semplificazione del reporting di sostenibilità è attesa entro la fine del 2025.
Il pacchetto Omnibus punta ad incidere su diverse disposizioni chiave in ambito sostenibilità come la CSRD (direttiva sul reporting di sostenibilità), la CSDDD (direttiva sulla due diligence), il CBAM (meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere) e la Tassonomia (regolamento che classifica le attività sostenibili).
Vediamo quali sono i cambiamenti più evidenti.
Il pilastro della normativa europea sul reporting di sostenibilità (la Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD) subisce, in previsione, una profonda revisione. Le nuove soglie di applicazione escluderanno la maggior parte delle PMI e una parte delle aziende di dimensioni maggiori alle quali si applicavano gli obblighi di rendicontazione. L’attuale direttiva prevede diverse tempistiche per l'attuazione, nello specifico:
Il “Pacchetto Omnibus”, invece, prevede che l’obbligo di rendicontazione si applichi solo alle imprese con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 50 milioni di euro (o uno stato patrimoniale di oltre 25 milioni). Questa modifica escluderebbe circa l’80% delle aziende originariamente incluse, concentrando gli obblighi sulle grandi imprese.
Gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), ossia gli standard di rendicontazione che incarnano il cuore tecnico della CSRD, secondo le propose del pacchetto Omnibus, saranno snelliti: il 25% dei dati richiesti verrà rimosso, privilegiando indicatori quantitativi (come le emissioni di CO₂) rispetto a quelli narrativi. Inoltre, gli standard settoriali specifici previsti per il 2026 verrebbero sospesi nell’implementazione. Resterebbe obbligatorio, però, condurre l’analisi di “Doppia materialità” al fine di identificare i temi rilevanti su cui rendicontare
Con il pacchetto Omnibus, la direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) che impone alle aziende di prevenire danni ambientali e sociali lungo le filiere, verrebbe modificata per ridurre gli oneri amministrativi. Tra le novità spicca l’eliminazione dell’obbligo di interrompere i rapporti commerciali con partner che non rispettino gli standard richiesti pur rimanendo l’obbligo di identificare e mitigare i rischi.
Il pacchetto Omnibus, inoltre, propone un monitoraggio degli impatti su base quinquennale, anziché biennale, mentre la responsabilità civile per danni causati sarebbe disciplinata dagli Stati membri e non dall’UE. I “Piani di transizione climatica” dovranno essere previsti dalle imprese ma senza l’obbligo di implementazione concreta. Le linee guida UE sulle migliori pratiche di due diligence, inizialmente previste per il 2027, saranno pubblicate entro luglio 2026.
Il pacchetto Omnibus propone anche delle modifiche al Regolamento UE 2020/852 noto anche come Regolamento Tassonomia, il sistema UE per classificare le attività sostenibili. In particolare, si propone un aggiornamento per limitare gli obblighi di rendicontazione alle realtà con oltre 1.000 dipendenti e ricavi netti superiori a 450 milioni. I criteri DNSH (Non arrecare un danno significativo) saranno rivisti partendo dalla prevenzione dell’inquinamento, mentre è necessario comunicare i costi operativi (OpEx) solo se le attività ammissibili costituiscono più del 25% del fatturato totale. La Commissione stima una riduzione del 70% nella complessità dei modelli di report.
La CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) è un meccanismo introdotto dal Regolamento (UE) 2023/956, che prevede una tassa UE sulle emissioni incorporate nelle importazioni. Il tributo ambientale mira a evitare che la riduzione delle emissioni di gas serra nell'UE sia vanificata da un aumento delle emissioni nei Paesi extra UE per i prodotti importati. Il meccanismo CBAM applica un prezzo alle emissioni incorporate nei prodotti di alcune industrie, simile a quello pagato dai produttori dell'UE nel sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS).
Il pacchetto Omnibus prevede di alleggerire il CBAM per le piccole imprese. In particolare, gli importatori che introducono meno di 50 tonnellate annue di beni assoggettati alla regolamentazione saranno esentati dagli obblighi. Questa soglia escluderà circa 182.000 operatori, per lo più PMI, che rappresentano però meno dell’1% delle emissioni totali. Per le aziende rimaste nel perimetro, saranno semplificati i calcoli delle emissioni e i requisiti di rendicontazione.
Vediamo adesso, come cambiano le date per l’attuazione dell’impianto normativo europeo sulla sostenibilità, a seguito del parere favorevole sulla proposta Stop the Clock.
Per quanto riguarda la CSRD, il pacchetto Omnibus prevede principalmente il posticipo di due anni degli obblighi di rendicontazione per le grandi aziende originariamente tenute a rendicontare nel 2026 (anno fiscale 2025).
Le scadenze della CSDDD subiscono queste modifiche:
Le raccomandazioni, in risposta ai cambiamenti e nell’attesa delle future evoluzioni, sono diverse. In primis, per le aziende quotate con oltre 500 dipendenti e non quotate con 250-1000 dipendenti, che già hanno avviato un processo di adeguamento alla normativa e di introduzione di politiche ESG, si consiglia di mantenere i progressi dell'implementazione già in atto, attivando un continuo monitoraggio dell’evoluzione normativa.
In materia di reporting di sostenibilità, ad esempio, un approccio utile sarebbe dedicare una prima fase all’applicazione sperimentale degli ESRS oppure di altri standard, come i GRI nel caso non si rientrasse nell’obbligatorietà secondo il pacchetto Omnibus.
Le aziende non quotate con più di 1000 dipendenti devono proseguire con la rendicontazione, monitorando gli sviluppi normativi, soprattutto in riferimento alla modifica degli ESRS, e iniziando per tempo le fasi preparatorie e la raccolta dati.
Sebbene, negli ultimi anni, il driver normativo sia stato fondamentale per avviare processi di sostenibilità in molte aziende europee, questo non può essere l’unico fattore che le aziende dovrebbero considerare nel valutare se introdurre politiche ESG. Le aziende dovrebbero considerare almeno altri tre fattori chiave:
In conclusione, il "Pacchetto Omnibus" rappresenta un impulso significativo per alleggerire gli oneri burocratici legati ai temi ESG per le imprese dell'UE. Attraverso la semplificazione degli obblighi di rendicontazione, il posticipo di alcune scadenze e la revisione delle soglie di applicazione per direttive chiave come la CSRD e la CSDDD, la Commissione mira a stimolare la competitività aziendale senza compromettere gli obiettivi climatici. Resta da vedere come queste modifiche si tradurranno concretamente nell'operatività delle aziende e nell'effettivo raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a lungo termine, preservando al contempo il percorso avviato virtuosamente dal Green Deal europeo.
Un ringraziamento ad Andrea D'Angiò, Sustainability Specialist, per aver contribuito alla redazione di questo articolo